giovedì 18 novembre 2010

Nicola Amore: Un cuore di Roccamonfina pulsa nella Napoli Romantica

di Adolfo Panarello

Nicola Amore

Nicola Amore: Principe del Foro, Giudice Istruttore, Capo della Polizia, Consigliere della Corte di appello di Trani, Sindaco e Questore di Napoli, Direttore generale della Pubblica Sicurezza nel ministero Ricasoli, Deputato e Senatore del Parlamento Italiano. La sequenza curricolare, per elencare solo le massime cariche ricoperte, sembrerebbe sufficiente ad evidenziare tutta la magnificenza dell’uomo che Matilde Serao e Gianni Infusino definirono «forse il miglior sindaco che Napoli abbia avuto» 1, eppure, secondo me, la sua dote maggiore andrebbe cercata nelle sue risorse d’umanità, nella sua straordinaria coerenza e onestà intellettuale.

W. Wesley Pue e David Sugarman, eminenti studiosi di storia legale, in un loro interessante lavoro del 2003, parlando di Nicola Amore, scrissero: «His style of pleading at the bar was compared by some to a wild creek, forcefully pulling with it everything on its route over cliffs and abysses down into the valley. Other compared his style to the eruption of the Vesuvius, carrying all obstacles along with its lava stream. Again, others associated him with the famous French speaker Mirabeau. Amore was regarded as an artist in his choice of defence strategy. His admirers praised his well-structured oral pleadings, enriched with technical, scientific and literary knowledge, in which he tended to build surprising twists that enabled him to dramatise his case. It was said that Amore had embodied hope for many, but horror for his opponents, whom he attacked valiantly, not unlike the manner in which General Garibaldi of the Freischaren had attacked his rivals» 2.

(«Il suo modo di competere “alla sbarra” è stato paragonato da alcuni ad un torrente selvaggio, che trascina con sè, con forza, tutto ciò che trova sul suo percorso, lungo scogliere e abissi, giù nella valle. Altri hanno paragonato il suo stile all’eruzione del Vesuvio, che travolge tutti gli ostacoli con il suo fiume di lava. Ancora, altri lo hanno avvicinato al famoso oratore francese Mirabeau. Amore è stato considerato un artista nella sua scelta della strategia di difesa. I suoi ammiratori hanno elogiato le sue orazioni, bene strutturate sul piano dialettico, arricchite di conoscenze tecniche, scientifiche e letterarie, con cui egli tendeva a costruire colpi di scena che gli permettevano di drammatizzare il suo caso. Si diceva che Amore incarnasse la speranza per molti, ma l’orrore per i suoi oppositori, che egli attaccò valorosamente, in modo non diverso da come il generale Garibaldi del Freischaren aveva attaccato i suoi rivali») 3.

Le sue qualità professionali, riconosciute, dunque, anche all’estero e additate come esempi di stile, la sua personalità, celebrata ovunque e divenuta ormai storica, tanto da ritornare a più riprese nelle discussioni che, a più di cent’anni dalla sua morte, continuano a riguardarlo, non possono essere avulse da un patrimonio interiore particolare, il quale, forse, è l’unico elemento al quale non è stata, finora, data tutta l’attenzione che merita.

Celebrato ripetutamente il professionista, l’amministratore integro e veemente, il politico sensibile e incorruttibile, poco o nulla ci si è fermati sull’uomo, forse anche per la difficoltà che s’incontra a scavare nel suo passato familiare e nei suoi affetti. Eppure, “scartabellando” tra i giornali, i manifesti e la documentazione d’archivio, c’è qualcosa che balza prepotentemente alla vista, qualcosa che mi ha fortemente colpito e, in qualche modo, ha indirizzato il mio criterio di selezione dei materiali da destinare alla mostra di cui ho avuto l’onore di essere curatore.

Mi riferisco al legame con la sua terra natìa, che neppure la morte riuscì a recidere del tutto. Vi è un documento, in particolare, tra quelli che ho potuto esaminare, che esprime tale motivo con la massima evidenza. Si tratta di un foglio manoscritto (pannello n. 11 della mostra), che registra la nota ufficiale del Comune di Roccamonfina per annunciare alla popolazione un suo lascito finanziario, pari alla metà del suo intero patrimonio, per la costruzione di un “Ospedale del Popolo” nei suoi luoghi d’origine. Si tenga presente che, nonostante i suoi natali, tranne qualche breve e occasionale “rimpatriata”, Nicola Amore aveva vissuto la sua vita interamente a Napoli. Come mai egli si sentiva ancora così legato alla sua terra? Come mai egli scelse di candidarsi nel Collegio di Teano e non altrove per la sua prima elezione al Parlamento? La positiva risposta elettorale, nonostante la levatura del suo competitore Nicola Gigli, Teanese, sembra la risposta più eloquente: il suo affetto per la sua terra d’origine era ampiamente ricambiato dalla stima dei suoi concittadini “per nascita”. Tale affetto si percepisce dalla solennità delle parole con cui il sindaco di Roccamonfina, l’11 ottobre 1894, ne annunciò la scomparsa ai Roccani (pannello n. 10 della mostra), è testimoniata dal cambio dell’intitolazione della piazza principale del centro di Roccamonfina (pannello 12 della mostra), è testimoniata dal tentativo di portare nel suo luogo d’origine almeno la sua immagine in forma di statua, quando essa fu dismessa dalla piazza napoletana a lui dedicata (pannelli nn. 28-31 della mostra).

Oltre alla bellezza delle sue orazioni, alle sue qualità di politico e alla sua valentìa professionale, andrebbero, perciò, indagate con maggiore approfondimento, a mio modesto avviso, anche le sfumature umane, antropologiche, familiari, che riguardano la sua persona, vale a dire quelle sfumature che hanno reso Nicola Amore, nello stesso tempo, “vero” cittadino di Napoli e “vero” cittadino di Roccamonfina. Questo potrebbe essere il tema di un prossimo convegno o l’argomento di una bella ricerca.

Oltre ad uno studio sul diverso impiego del suo lascito ereditario e sulle possibili ragioni che lo hanno determinato, attraverso lo studio delle vicende e delle esigenze di un popolo non metropolitano, potrebbe essere molto utile cercare di rintracciare nelle sue carte “intime”, nei suoi oggetti “di tutti i giorni”, i motivi per delineare i contorni di un uomo che è riuscito ad incuriosire e ad affascinare davvero tutti.

Per le ragioni suddette, ho effettuato la selezione dei materiali esposti partendo dall’atto di nascita, che lo lega indissolubilmente a Roccamonfina e, transitando attraverso la documentazione che ne ha celebrato l’ascesa e i principali momenti di splendore nella vita pubblica e professionale, mi sono sforzato di raggiungere il momento del distacco non celebrandone cronisticamente l’accadimento, ma, piuttosto, cercando di trasmetterne tutto il “pathos”. Infine, attraverso la stampa dell’epoca (gentilmente messa a disposizione dal signor Vittorio Ragucci di Roccamonfina), su cui sono stati evidenziati gli elementi d’interesse, ho cercato di far rivivere i sentimenti, ora celebrativi ora solo e pienamente affettivi, legati al distacco definitivo del grande uomo dal “suo” mondo.

Spero che tale selezione sia in grado di restituire, nella sua interezza, a Roccamonfina il suo figlio naturale che non ha mai dimenticato la sua “alma Mater”; alla città di Napoli il suo figlio adottivo, grande sindaco e magistrato, calato pienamente nei suoi problemi, in una delle tante epoche difficili vissuta dalla “Nea-Polis”; ai ricercatori in genere, nuovi spunti di riflessione e di ricerca legati ad una figura che, nonostante gli studi già effettuati e i tanti anni trascorsi dalla sua morte, non perde la sua straordinaria attualità.

Il presente catalogo raccoglie i materiali esposti presso il Palazzo dei Congressi di Roccamonfina in occasione dell’omonimo convegno e vuole essere un contributo visuale alla migliore conoscenza del professionista e dell’uomo Nicola Amore a beneficio, soprattutto, delle nuove generazioni di cittadini e di studiosi.


Note
1 Cfr. MATILDE SERAO - GIANNI INFUSINO, Napoli, Napoli : Quarto Potere, 1977, p. 26.
2 Cfr. W. WESLEY PUE, DAVID SUGARMAN, Lawyers and vampires: cultural histories of legal professions, Portland: Hart Publishing,
2003, pp. 144-145.
3 Traduzione di Adolfo Panarello.

Nicola Amore oltre l'Ottocento

di Ermanno Corsi
Presidente del Centro Studi "Nicola Amore" di Napoli

Le celebrazioni sono pericolose. Rischiano di imbalsamare i personaggi relegandoli nel tempo in cui sono vissuti. Certo: la prima esigenza è quella di contestualizzarli, per verificare come hanno saputo responsabilmente interpretare la cultura della loro contemporaneità. Nello stesso tempo, però, è necessario verificare quanto sono riusciti, in virtù della loro azione lungimirante, a proiettarsi oltre il proprio tempo, nel senso di costituire un modello esemplare di come ci si deve comportare in ragione delle responsabilità che si sono assunte.

Ecco: Nicola Amore è una personalità che agisce con grande impegno e rigore nell’arco temporale suo proprio, ma che va oltre l’Ottocento, da lui vissuto molto intensamente in tutta la seconda parte. È qui che lascia un’impronta ben chiara come giurista; servitore dello Stato sulle frontiere più esposte quali quelle della legalità e dell’ordine pubblico; parlamentare; Sindaco ormai quasi leggendario della terza città d’Italia nella fase in cui lo Stato Unitario si è formato ma non per questo si attenuano le nostalgie della ex capitale.

Celebriamo i 150 anni dell’unità d’Italia, un secolo e mezzo fatto di transizioni tormentate e drammatiche. Nicola Amore era questore di Napoli, nel 1862, quando difese l’unità nazionale contrastando efficacemente i movimenti separatisti, le congiure borboniche, l’onorata società e il brigantaggio. Legato a Silvio Spaventa, fu allora che espresse chiaramente, senza retropensieri e tentennamenti, il suo spirito liberale cavouriano apprezzato, in sede parlamentare, dal presidente del Consiglio Bettino Ricasoli. E non fu senza significato che venne eletto deputato, la prima volta, nel collegio di Teano dove si erano incontrati Vittorio Emanuele secondo e Garibaldi.

Ma più che in sede parlamentare, Nicola Amore dimostra a Napoli di essere “uomo del fare e non del dire”. L’anno in cui diventa Sindaco è fra i più orribili: prima il terremoto di Casamicciola, poi il colera. Le oltre 7 mila vittime del 1884 fanno ricordare che, negli ultimi cinquant’anni, le esplosioni epidemiche sono state nove, con ben 48 mila morti.

Ci sono quattro quartieri da “sventrare” come disse il presidente del Consiglio Agostino Depretis. L’espressione non piacque a Matilde Serao. Con “Il ventre di Napoli” dimostrò che di altro aveva bisogno la città: risanamento urbanistico, lavoro, igiene pubblica.

Su questa linea opera Nicola Amore. Affronta le sfide del momento, dimostra che in tempi brevi si possono realizzare imponenti opere pubbliche: portare a Napoli l’acquedotto del Serino; risanare i fondaci del Porto, Pendino, Mercato e Vicaria; progettare e avviare il Rettifilo, la Galleria Umberto primo, il tunnel di Fuorigrotta. Per ottenere dal Governo la “legge speciale” dovette dimostrare che Napoli era una grande questione nazionale e che le sue emergenze non potevano essere considerate problemi localistici.

Molti Sindaci venuti dopo di lui hanno ripetutamente invocato Leggi Speciali senza riuscire, però, a farne uno strumento di modernizzazione e di progresso per la città. I milioni di Nicola Amore divennero miliardi per i suoi successori, ma tutti spesi quasi sempre in maniera improduttiva. Nessuno dei Sindaci che vennero dopo riuscì a fare di Napoli una grande questione nazionale. Qualcuno ha tentato di “portare Napoli nello Stato e lo Stato a Napoli” non riuscendo, tuttavia, ad andare oltre il suggestivo slogan.

Merito di Nicola Amore fu che riuscì, con il risanamento avviato, a creare le condizioni affinché Francesco Saverio Nitti portasse più avanti il discorso sul “risorgimento industriale” di Napoli. Si formarono i due “polmoni” di attività a occidente e a oriente, prese avvio la produzione dell’acciaio che, nei momenti più favorevoli, ha dato lavoro fra diretto e indotto, a sessanta mila persone. L’azione svolta da Nicola Amore, dopo il 1884, ha consentito a Napoli di avvalersene per molti decenni durante il Novecento. Grazie a quanto fu realizzato allora, possiamo oggi valutare più criticamente le tante occasioni colte o irrimediabilmente perdute.

Una intelligente e pragmatica operatività, sostenuta da un forte sentimento della solidarietà sociale, precisa bene, in Nicola Amore, l’ambito della politica: servire la collettività e non servirsene, incluso il rischio di un duro scontro con i poteri forti (Chiesa compresa). Se si valutano a pieno i diversi profili della singolare figura di Nicola Amore, si può tracciare l’identikit dell’amministratore pubblico che servirebbe oggi, non certo per “imbalsamare” il celebre Sindaco del 1884. Per fortuna a Roccamonfina non si tiene una “celebrazione” di Nicola Amore, ma un opportuno convegno di studio.

Ora il Comune natale chiede di avere la statua in marmo realizzata da Francesco Lerace. La prima richiesta ci riporta alla metà degli anni Settanta. Il Comune di Napoli non l’accolse allora, difficilmente può farlo oggi. La statua di Nicola Amore è un patrimonio della città che lo ebbe in grande onore come Sindaco e come cittadino illustre. Più facile, invece, che Nicola Amore, a 116 anni dalla morte, torni dov’era. Cioè al Rettifilo, nella piazza a lui intitolata, da dove venne trasferito in piazza Vittoria davanti alla Villa comunale. Era la primavera del 1938: bisognava accogliere trionfalmente Hitler nella sua visita a Napoli. La presenza di Nicola Amore avrebbe “spezzato” la prospettiva della “grandezza” del regime.

Prima che il Novecento chiudesse i battenti, e alla vigilia del Terzo Millennio, è stato l’allora ex presidente della Repubblica Giovanni Leone a sollecitare il ritorno di Nicola Amore al Rettifilo. Allontanare il grande Sindaco dalla “sua” piazza fu un inutile sgarbo. Napoli però, alcuni anni dopo, seppe vendicarsi nei confronti di Mussolini. Il Consiglio comunale revocò al “duce del fascismo” la cittadinanza onoraria che gli era stata conferita nel 1923. I regimi passano, il grande Sindaco resta.

Presentazione del Convegno su Nicola Amore

di Maria Cristina Tari
Sindaco di Roccamonfina

Stemma del Comune di Roccamonfina

Come cittadina e sindaco di Roccamonfina, come persona che crede nei valori della cultura e nella cultura dei valori, ho sentito l’organizzazione di un evento culturale dedicato alla persona di Nicola Amore come un preciso dovere, oltre che come un grande piacere.

Per una Comunità degna di tale nome, infatti, dovrebbe essere sempre un grande onore riconoscere ai propri figli, ai propri membri, i meriti particolari conquistati con il lavoro e la dedizione, con la coerenza e con scelte etiche talvolta coraggiose.

Riconosco che, troppo spesso, soprattutto nelle realtà ritenute “secondarie”, ciò non accade e che coloro che si sforzano di agire secondo un ideale vengono spesso ignorati o, addirittura, colpevolizzati, se riescono faticosamente ad evitare di essere “ghettizzati”. Nelle direttrici del mio impegno pubblico, nelle linee guida della mia esistenza e del mio ruolo di guida della Comunità di Roccamonfina, ciò non è accaduto e, sento di poter dire, non accadrà mai.

Per tale ragione, mi è sembrato che fosse giunto il momento di inserire nelle azioni di valorizzazione del territorio, anche un’iniziativa che lo stesso territorio valorizzi attraverso la conoscenza di una delle persone più degne che in esso ha avuto i natali.

Nicola Amore, nato a Roccamonfina, è un personaggio fin troppo celebrato e conosciuto anche all’estero per le sue singolari capacità umane e per le sue doti professionali, ma è vissuto nel secolo XIX, cioè in un’epoca che comincia a sembrare lontana, soprattutto alla nostre nuove generazioni. Farlo conoscere ai ragazzi in età scolare, ma anche agli adulti, troppo distratti dalla quotidianità, mi è sembrato non solo un modo per celebrare e restituire alla memoria un grande uomo del nostro territorio, ma anche per additare alle nuove generazioni e agli amministratori, del presente e del futuro, un uomo del passato che non sembra affatto fuori tempo in una realtà socio-politica come la nostra.

Nicola Amore si confrontò con i problemi del suo tempo, come, ad esempio il risanamento di Napoli e la terribile epidemia di colera del 1884, ma penso che non sarebbe meno utile e risolutivo se si dovesse confrontare con il degrado morale e materiale dei nostri tempi, con le problematiche con cui ci si deve cimentare ogni giorno, toccando con mano, quasi assorbendo, la povertà intellettuale e l’insensibilità in cui è stata proiettata la nostra società e, di conseguenza, la nostra Comunità.

Quanto sarebbe utile oggi una figura come Nicola Amore, un giurista ispirato ma, soprattutto, incorruttibile, vigoroso, illuminato, pratico, risolutivo per dare senso e risultato all’azione pubblica!

Nell’epoca dell’incertezza, potrebbe essere utilissimo trovare certezze in un modello umano che sembra aver sfidato il tempo. Questa modernità, questa attualità, che, spero, possa avere delle profonde ricadute didattiche, soprattutto in termini di amore civico e di rispetto sociale, è stata il motivo principale che mi ha spinto, insieme all’amministrazione che mi onoro di presiedere, a sostenere e ad incoraggiare l’evento “Nicola Amore: un Cuore di Roccamonfina pulsa nella Napoli Romantica”, il quale, ricco sia dal punto di vista dei contenuti culturali ed educativi sia dal punto di vista dei nuovi spunti di ricerca, penso che possa essere considerato un momento decisivo per la crescita culturale e sociale della Comunità Roccana e di tutto il territorio del Roccamonfina.

Esprimo, infine un ultimo pensiero, colmo di gratitudine verso tutti coloro che hanno reso possibile l'evento - personalità accademiche e semplici cultori, istituzioni pubbliche e soggetti privati - e un sentimento di grande orgoglio per avere l'onore di essere il Sindaco della Città che ha dato i natali ad uno dei più grandi e celebrati sindaci d'Italia.

Prefazione al catalogo della Mostra su Nicola Amore

di Antonio Casale
Presidente dell’Ente Morale “Nicola Amore” di Roccamonfina

Logo dell'Ente Morale Nicola Amore di Roccamonfina

Dopo la morte di Nicola Amore, avvenuta il 10 ottobre 1894, Matilde Serao, in un articolo pubblicato su Il Mattino, affermava: «egli era un grande e buon uomo, egli era sopra tutto un napoletano, con tutta la parte più pura e più ardente del napoletanesimo, meno la parte più triviale e più meschina!».

La frase della grande intellettuale partenopea coglieva in pieno il carattere e le qualità umane del personaggio, ma nello stesso tempo mostrava l’attaccamento che una città come Napoli nutriva nei confronti dell’uomo politico e del grande giurista. Un affetto che Amore si era ampiamente guadagnato nel corso della sua vita politica ed istituzionale, dando vita, quando era sindaco della città partenopea, tra il 1884 e il 1889, all’ambizioso “Progetto di Risanamento”, con il quale vennero realizzate una serie di opere pubbliche indispensabili per una delle più grandi metropoli europee del tempo. Ma le capacità politiche e organizzative di Amore furono particolarmente apprezzate, come è noto, nella difficile opera di contenimento della temibile epidemia di colera che colpì Napoli nel 1884.

Ma, nonostante gli impegni legati alla sua vita politica e legale, Nicola Amore non dimenticava le sue origini. Il legame con Roccamonfina, dove nacque il 18 aprile 1828, rimase sempre forte. Nato in una famiglia borghese, profondamente radicata nel territorio, se ne distaccò ben presto, in giovane età, prima per frequentare il collegio religioso di Maddaloni e poi per proseguire gli studi a Napoli. Il distacco dovette essere difficile, ma, nello stesso tempo, fu una decisione che mostra il carattere fermo e la personalità matura del giovane Nicola.

Dopo molti anni, nel momento in cui si apprestò a scrivere il testamento, sentendosi vicino alla morte, non dimenticò la sua terra. Seguendo la sua buona indole e la sua filantropia si ricordò di Roccamonfina e dispose che una parte dei suoi beni venisse destinata alla costruzione di un ospedale per i poveri nel suo paese d’origine.

L’Ente Morale “Nicola Amore” di Roccamonfina, riconosciuto con D.P.R. del 28 dicembre 1952, nacque proprio per rendere attuabili le volontà testamentarie del famoso giurista. Nel corso degli anni, gli amministratori che si sono succeduti hanno gestito, recuperato e conservato i beni conferiti dal benefattore.

In più di mezzo secolo di attività, l’Ente Morale “N. Amore” non si è limitato alla semplice gestione dei beni, ma ha fatto conoscere gli ideali e le virtù espressi dal giurista e dall’uomo delle istituzioni.

Il convegno e la mostra che oggi presentiamo, in collaborazione con il Comune di Roccamonfina e il Centro Studi “Nicola Amore” di Napoli, rientra nell’ambito delle attività culturali che l’Ente Morale promuove affinché ancora oggi le qualità umane ed intellettuali espresse da Nicola Amore possano servire da guida per le generazioni del XXI secolo.